1948
Il dualismo Bartali/Coppi tenne banco anche nella vigilia della partenza del 31° Giro. Dopo la vittoria di Bartali nel 1946 e quella di Coppi nel 1947, questo Giro rappresentò quasi un giudice inappellabile per le due tifoserie. Ma in realtà, sui contrafforti dell’Irpinia alcuni audaci, tra cui Fiorenzo Magni, diedero ai due favoriti un pesante distacco di oltre tredici minuti. Le tappe di Cortina d’Ampezzo e Trento furono determinanti per Coppi che recuperò oltre 10 minuti a Magni, mentre Bartali rimase staccatissimo e ormai fuori classifica. Nella tappa di Trento la Giuria inflisse due minuti di penalizzazione a Magni per aver ottenuto qualche spinta di troppo in salita, Coppi e tutta la Bianchi protestarono vivacemente chiedendone la squalifica ma la Giuria fu inamovibile e tutta la Bianchi allora abbandonò la corsa. Magni arrivò primo a Milano, contestato anche se meritevole della vittoria, seguito da Cecchi e al terzo posto a pari merito da Cottur e Ortelli.
Curiosità
Il montepremi fu arricchito dalle iniziative del Totip, concorso per le scommesse ippiche, che mise in palio un milione per il vincitore assoluto e dalla RAI che dedicò al vincitore di tappa con distacco i premi di “Radiofortuna”. La Incom proiettò su tutti gli schermi d’Italia una rievocazione della storia del Giro.
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1949
Ormai lontani i giorni della guerra e con un’Italia in piena ricostruzione, La Gazzetta volle riportare in Sicilia il Giro e dal Sud risalire tutta la penisola. Assente Magni per malattia, il duello Coppi/Bartali era di nuovo il motivo dominante del Giro. Dopo un inizio non molto esaltante, a Bolzano Coppi affermò la sua supremazia. Da Cuneo a Pinerolo, con una cavalcata di 192 chilometri in solitaria, Coppi compì un’impresa ineguagliabile. Superò il Colle della Maddalena, Vars, Izoard, Monginevro e Sestriere e all’arrivo si ritrovò con 11’52” su Bartali. Ormai Coppi non era più storia: era diventato leggenda e il suo valore fu universalmente riconosciuto da coppiani e sportivi in generale all’arrivo del Giro da trionfatore all’Autodromo di Monza, dove il Giro si concluse quell’anno. Secondo fu Bartali e terzo Cottur.
Curiosità
Partendo il Giro dalla Sicilia, venne noleggiata la motonave “Saturnia” che portò la multicolore carovana del Giro a Napoli, per consentire ai corridori di allenarsi e poi da qui a Palermo. Lo scrittore Dino Buzzati, carovaniere d’eccellenza, fece la cronaca di questo viaggio, tramandato nel libro “Buzzati al Giro d’Italia”. Il Giro del 1949 vide un’accanita lotta anche per la Maglia Nera, simbolo che distingueva l’ultimo in classifica, tra Carollo e Malabrocca. I due corridori diedero vita a tanti simpatici episodi, che li resero giustamente famosi.
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1950
Nell’anno del Giubileo, il Giro scelse Milano come città di partenza e Roma di arrivo e quindi il percorso subì sostanziali cambiamenti con le Dolomiti a metà strada e le montagne abruzzesi come ultime insidie. Naturalmente tutti aspettavano la riconferma di Coppi che però fu distanziato dallo svizzero Koblet di ben 3’58” prima della tappa dolomitica. Purtroppo, nella tappa Vicenza-Bolzano, Coppi fu vittima di una banale caduta che però ebbe conseguenze gravissime e lo costrinsero a dire addio al Giro. Bartali attaccò Koblet sul Rolle e sul Pordoi, ma Koblet si difese, nel finale si dimostrò tatticamente superiore e arrivò primo a Roma, diventando il primo straniero a vincere la corsa, seguito da Bartali e Martini.
Curiosità
La vittoria di Koblet finalmente diede alla corsa quel carattere di internazionalità che era stato inseguito nei primi trentadue anni di storia del Giro. L’Udienza Papale, concessa il giorno successivo all’arrivo a Roma, diede il prezioso sigillo a questo splendido Giro che oltre a Koblet annoverava corridori stranieri di grande spessore come lo svizzero Kübler, Jean Robic, i fratelli Lazarides, il belga Marcel Dupont ed il lussemburghese Goldschmidt.
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1951
Allo strapotere dei corridori italiani che si erano resi protagonisti negli ultimi anni, fu opposto un valido schieramento di stranieri tra cui Van Steenbergen, Kubler e Koblet. All’inizio furono i velocisti a dare spettacolo, ma Fiorenzo Magni, approfittando delle sue doti di combattente e di discesista, difese strenuamente la sua Maglia Rosa. Coppi si affermò a Bolzano, come ormai era diventata tradizione, anche se questa volta non riuscì ad arrivare in solitaria. Alla fine vinse Magni, seguito da 2 stranieri, Van Steenbergen e Kübler.
Curiosità
Ci furono molte novità a livello di regolamento: fu autorizzato il cambio di ruota in caso di foratura, furono aboliti tutti gli abbuoni sia al G.P.M. che all’arrivo ed eliminate le tappe volanti, fu istituito il servizio Radio-Giro gestito dalla RAI che permetteva di dare in tempo reale la situazione della gara. Fu un giro velocissimo: fu migliorata la media record che apparteneva a Valetti dal 1939. Fece la sua apparizione il Totosport, un concorso a pronostici legato alla previsione dei primi otto corridori all’arrivo di alcune tappe.
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1952
Il campo dei partenti era di altissimo valore: accanto ad un Coppi, ritrovato dopo gli infortuni in serie subiti negli anni precedenti, c’erano Magni, Astrua e il vecchio Bartali tra gli italiani, Kübler, Van Steenbergen ed Ockers tra gli stranieri. Sui passi dolomitici della tappa Venezia-Bolzano Coppi diede il colpo di grazia agli avversari. Al traguardo quindi arrivò primo Coppi, seguito da Magni e poi da Kübler.
Curiosità
Purtroppo nella tappa verso Roma, il gregario Orfeo Ponzin cadde malamente e seppur soccorso immediatamente morì senza riprendere conoscenza. Il Giro del 1952 vide inoltre l’inaugurazione dello spettacolo serale nelle piazze delle città di tappa, arricchito dalla presenza dei carri pubblicitari della Carovana, che distribuivano gadget e campioni omaggio.
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1953
Alla partenza del Giro Coppi e Koblet apparivano i due corridori più in forma e papabili per la vittoria. Nella semitappa a cronometro da Follonica e Pisa Koblet relegò Coppi a 1’21” di distacco e da qui in poi controllò la corsa, con disappunto del pubblico. Ai piedi delle Dolomiti Coppi si presentò con circa tre minuti di ritardo. Vinse in volata a Bolzano, ma Falzarego, Pordoi e Sella non diedero al Campionissimo le ali per il contrattacco vincente. Però, sugli estenuanti e terribili tornanti dello Stelvio, inserito per la prima volta nel percorso del Giro, Coppi riuscì a ribaltare il risultato, precedendo al Vigorelli Koblet e Fornara.
Curiosità
Il Giro si prestò a una novità stupefacente: la televisione in via sperimentale riprese per la prima volta in diretta un avvenimento all’esterno degli studi. La casa farmaceutica Aspro fornì l’ambulanza chiamata “Giroclinica” per l’assistenza sanitaria in corsa. Alla Radio ci fu il gradito ritorno del “Giringiro” condotto dal popolare Silvio Gigli coadiuvato da Billi, Riva e dal Quartetto Cetra.
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1954
Il Giro ritornò a Palermo per la partenza. La crono a squadre di Palermo consegnò a Fausto Coppi l’ultima Maglia Rosa della sua carriera. Nelle tappe successive ci fu una “guerra tra i grandi” che diede spazio ai comprimari che, in tappe innocue, inscenarono delle interminabili fughe. In una di queste verso l’Aquila Carlo Clerici, da soli 2 mesi naturalizzato svizzero, si avvantaggiò di quasi 35’ su Coppi, Magni, Astrua e Koblet, impossessandosi della Maglia Rosa che mantenne fino all’arrivo a Milano dove fu seguito da Koblet e Assirelli. Coppi vinse ancora per distacco nella “sua” Bolzano e Bartali, ormai quarantenne, portò a compimento il suo ultimo Giro con un onorevole 7° posto finale.
Curiosità
Questo Giro rimase nella storia per i cosiddetti fatti del Bernina: i corridori, in contrasto con l’organizzazione per una questione di premi e ingaggi eccezionali, inscenarono uno sciopero procedendo lentamente in gruppo e poi consentendo a Koblet di vincere a St. Moritz, senza opporre reazione. La UVI sanzionò con una lunga squalifica i corridori italiani.
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1955
Il motivo conduttore del Giro del 1955 fu lo scontro tra giovani e i vecchi campioni come Coppi, Magni e Koblet. Superate le Dolomiti senza grossi scossoni, Il Giro sembrava nelle mani dei giovani. Ma nella Trento-San Pellegrino, penultimo giorno di corsa, Magni in un tratto di strada bianca scatenò un attacco al quale rispose il solo Coppi. I due campioni si sfidarono incoraggiati da una folla immensa. A Milano l’entusiasmo fu enorme e Magni, anche se per soli 13 secondi e quasi trentacinque anni si aggiudicò il suo terzo Giro davanti a Coppi e Nencini.
Curiosità
Il Totocalcio, dopo la felice esperienza del Totosport, incrementò il concorso pronostici promuovendo il Totogiro, e la Alfa Romeo si affiancò a La Gazzetta dello Sport fornendo per la Direzione di Corsa la prima “Giulietta”.
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1956
Il Giro del 1956 è ricordato come il Giro “del Bondone”. Alessandro Fantini fu il mattatore dei primi dieci giorni del Giro con due vittorie di tappa ed il possesso della Maglia Rosa. Da Lucca, Pasquale Fornara sembrava poi avere in pugno la situazione, ma per l’appunto nella tappa del Bondone, il vento gelido e la bufera di neve crearono situazioni drammatiche e decimarono i corridori. Ai quarantesette superstiti Milano dimostrò un affetto eccezionale, anche se l’abbraccio più forte fu per Gaul, vincitore e Magni che nonostante malconcio per un caduta, riuscì ad arrivare secondo davanti a Coletto.
Curiosità
La Televisione mise in onda il varietà “Giro a segno” con Tognazzi e Vianello che facevano concorrenza alla Radio, che rispondeva con Antonella Steni e Nino Manfredi nella spumeggiante satira di “L’Italia in Biciletta”.
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1957
Il meglio del ciclismo mondiale onorò la corsa non solo con una partecipazione regale, ma soprattutto con un impegno eccezionale. Gli italiani, ormai fuori servizio i grandi attori del dopoguerra, si affidavano ai giovani Baldini e Aldo Moser, nonché a Gastone Nencini. Gli stranieri vinsero ben 15 tappe su 22 e la Maglia Rosa fu una questione privata tra Bobet e Gaul. Ma nella tappa del Bondone, Gaul si appartò per un’incombenza personale e Bobet, insieme a Poblet, Baldini e Nencini, scatenò un attacco che sconvolse la classifica. Alla fine a Milano arrivò primo Nencini, davanti a Bobet e Baldini.
Curiosità
La partenza avvenne da Metanopoli, la città degli idrocarburi alle porte di Milano, dove il cerimoniale di partenza fu fantasmagorico, con l’attrice Liliana Feldmann che si calò da un elicottero portando la Maglia Rosa del 40° Giro.